16.11.06

MI TRASFERISCO

Da oggi mi troverete su questo indirizzo

http://decameron.blog.kataweb.it

Ochamegami Kolo Kolo Polon ポロン

Questa mattina la mia cara amica Barbara mi ha risvegliato un dubbio latente. Possibile che i cartoni animati giapponesi degli Anni '80 nascondessero un numero impressionante di doppi sensi e che, nonostante le sempre più vivaci censure della TV italica, non fossero adatti per un pubblico di piccoli infanti innocenti?

I cartoni animati trasmessi in Italia negli anni '80, infatti, non erano tutti destinati a un pubblico di bambini: molti sono adattamenti di shojo manga, (come Lady Oscar o Georgie) e quindi rivolti a un target di 16-17enni, tendenzialmente femminile.

Ma Pollon? Indiscusso il suo valore didattico (quanti hanno imparato qualche nozione di mitologia greca grazie a questo cartone animato?), ma alcuni elementi restano un mistero? Di chi è figlia ufficialmente Pollon? Trattasi di dea o semi-dea? Qual è la composizione chimaca della polverina della felicità che Pollon getta in aria nei momenti di sconforto? Una mera panacea made in Japan?

Intanto, gustiamoci la versione originale della sigla di Pollon, che in Giappone si chiama ポロン :

Cosa resterà degli anni '80?

Così si chiedeva Raf in una memorabile canzone del 1989: bastava aspettare poco più di quindici anni per scoprire che, degli anni '80, è rimasto tutto. Caduti i muri, svanito lo spettro del socialismo reale, esaurita la fobia della Guerra Fredda, scopriamo oggi che un nuovo muro è in costruzione lungo il confine tra Israele e Palestina, aleggia lo spettro del terrorismo internazionale e in Asia si corre al riarmo atomico.

Ma anche tra le quattro mura domestiche, i furoreggianti Ottanta non sono finiti. Basta accendere il televisore e si viene invasi da programmi e show i cui protagonisti, imbellettati e stirati, sono gli stessi identici che vent'anni fa la facevano da padrone sui teleschermi nostrani. Con qualche piccolo accorgimento.

Ieri sera, Rai2 trasmetteva il galà de L'Isola dei Famosi - Tutti a Casa, ma io l'avrei ribattezzato meglio come
Den Harrow Show

Accanto a Marina Occhiena, invitata a cantare uno dei successi dei Ricchi e Poveri, con annessa imitazione dei suddetti, spiccava lui: un Den Harrow redivivo, milanesissimo, palestrato e così dispettoso da farmi venire in mente solo l'ex ministro Tremonti. Anche se era fenomenale e sempre un grande showman, mi piace ricordarlo quando, con il suo look very 80es, inseguiva la sua Foxy Lady...



Le petit prince

Queste sono alcune delle frasi più significative di un piccolo grande libro di Antoine de Saint-Exupéry:


E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.



Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò a essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti.



Guarderai le stelle, la notte. E' troppo piccolo da me perchè ti possa mostrare dove si trova la mia stella. E' meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle. Allora, tutte le stelle, ti piacerà guardarle... Tutte saranno tue amiche.


Eccole in francese, per apprezzarle al meglio:

Et tu n'as pas besoin de moi non plus. Je ne suis pour toi qu'un renard semblable à cent mille renards. Mais, si tu m'apprivoises, nous aurons besoin l'un de l'autre. Tu seras pour moi unique au monde. Je serai pour toi unique au monde...

Si tu viens, par example, à quatre heures de l'après-midi, dès trois heures je commencerai d'être heureux. Plus l'heure avancera, plus je me sentirai heureux. A quatre heures, déjà, je m'agiterai et m'inquiéterai: je découvrirai le prix du bonheur! Mais si tu viens n'importe quand, je ne saurai jamais à quelle heure m'habiller le cœur... Il faut des rites.

Tu regarderas, la nuit, les étoiles. C'est trop petit chez moi pour que je te montre où se trouve la mienne. C'est mieux comme ça. Mon étoile, ça sera pour toi une des étoiles. Alors, toutes les étoiles, tu aimeras les regarder... Elles seront toutes tes amies.

14.11.06

Gridare amore dal centro del mondo

fumetti giapponesi



Oggi ho acquistato e letto un graphic novel giapponese, davvero molto bello. Lo consiglio vivamente...

Gridare amore dal centro del mondo
storia di Katayama Kyōichi, disegni di Kazumi Kazui.



Ho conosciuto Aki e l'ho perduta.
Lei è rimasta al mio fianco e ha continuato a chiamarmi.
Ma perchè me ne rendessi conto, c'è voluto un po' di tempo.

Così inizia Gridare amore dal centro del mondo (in giapp. Sekai no Chūshin de, Ai wo Sakebu). Sakutaro sta andando in Australia portando con sè le ceneri di Aki, morta di leucemia a soli 17 anni. Nella terra che Aki ha sempre sognato, Saku-chan getterà le sue ceneri come gesto estremo d'amore. Il romanzo esplora, pagina dopo pagina, i ricordi di Sakutaro e del suo intenso e doloroso legame con Aki, fino all'epilogo finale.

13.11.06

Ma che farà sempre al computer, questo mio piccolo genio?

Dopo la laurea umanistica mi sono reso conto che senza conoscenze sempre più solide di informatica, del web, basi di programmazione e di comunicazione non sarei andato molto avanti in questo mondo così competitivo...

Come me, tanti altri giovani che, sempre più affascinati dalle innumerevoli potenzialità dei nuovi media, trascorrono sempre più tempo davanti lo schermo. Neologismi come blog, post, chattare, linkare e così via si sono imposti nel nostro vocabolario: le trasformazioni della società e, in senso macro, di una cultura, si possono misurare anche e soprattutto osservando come la lingua d'uso quotidiano si evolve e verso quale direzione. La nostra è ovviamente quella del web, dell'informatica, dei computer. Non solo più macchinari, ma tecnologia al servizio delle parole e della creatività di milioni di persone, sempre più abituati a vivere in una società multimediale.

Secondo uno studio condotto da EIAA, alla fine del 2005 risultava che l'utente italiano medio trascorreva ben 8 ore alla settimana online.

Ma che farà sempre al computer, questo mio piccolo genio?

Notte prima degli esami

Quando l'ultimo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo suona la campanella dell'ultima ora di lezione, sei sicuro che quello sia l'ultimo secondo della tua adolescenza.
Grandissima cazzata!


Notte prima degli esami, di Fausto Brizzi, con Nicolas Vaporidis, Cristiana Capotondi e Giorgio Faletti, uno dei film italiani rivelazione della passata stagione.
A buon ragione...



Devo ammetterlo, non ho osato andare a vederlo al cinema quando il film è uscito nelle sale a febbraio. Pensavo, il solito filmuccio italiano da quattro soldi, i soliti pseudo attori che non sanno recitare, la solita moda...

Mi sono ricreduto quest'estate, quando ho deciso di leggere il romanzo omonimo e guardare il film al cinema... dopo qualche mese dall'abbuffata catodica e pubblicitaria, l'ho davvero apprezzato. Visto con in mente le note e il testo di una canzone indimenticabile di Antonello Venditti...



Purtroppo, dato il grande successo riscosso, se ne ora sta girando il seguito, ambientato però nel 2006, stravolgendo così l'atmosfera naif e, oserei dire, quasi elegiaca, degli anni 80...

Venerdì a Berna - Freitag in Bern

Venerdì 3 novembre ero a Berna. Salgo sul treno a Milano alle 10:21 e dopo solo quattro ore eccomi nel cuore della capitale elvetica.
Prima impressione: stazione grande, affollata ma ordinata, vendono i brezl caldi a soli 2 franchi, esco e c'è il sole... a novembre? In Svizzera?
bern
Ne approfitto e inizio a girare per il centro della città vecchia, patrimonio dell'UNESCO, dato che alle 15:45 avrei avuto appuntamento con mio cugino Pasqui sotto alla torre dell'orologio.
Vado verso il Parlamento (che è ovviamente coperto dalle impalcature...) e poi in direzione del ponte, da dove si può godere di una vista davvero piacevole su Berna.

zytglogge
Appuntamento allo Zytglogge: avranno pensato fossi un terrorista perchè, con gli occhiali da sole, coperto e bardato (perchè nonostante il sole a Berna c'era vento e all'ombra la temperatura crollava) continuavo a girare intorno alla costruzione per incontrare Pasqui: eccoci quindi pronti per continuare il tour della città schivando le frotte di sorridenti turisti giapponesi (anche qui) con le loro macchine fotografiche.

Il centro di Berna è davvero piacevole: si gira a piedi, tra edifici medievali, chiesette, torri e una lunga fila interminabile di Arkaden, i portici sotto cui si trovano tutti i negozi, i locali, le cioccolaterie della città. Girato l'angolo, appare in tutta la sua possenza la Cattedrale di Berna, con la sua torre alta 100 metri, la più elevata di tutta la Svizzera.

orsi
E infine, a Berna, cosa non poteva mancare? Una visita alla Fossa degli Orsi (Bärengraben), poco fuori dalla città vecchia, oltre il fiume Aare: gli orsi bruni, da secoli simbolo di Berna, vivono nelle due fosse e si lasciano ammirare e fotografare indefessi e indolenti dai turisti. Chissà cosa pensano gli orsi vedendo tutti i turisti che si affannano per fotografarli, che ridono a un loro minimo cenno? Chi sono quelli buffi?

12.11.06

La rosa di Versailles

In italiano è più nota come Lady Oscar, anime trasmesso la prima volta nel 1979, e adattato dal fumetto Berusayu no bara di Ryoko Ikeda pubblicato a puntate tra il 1972 e il 1973 in Giappone.

Per gli appassionati, un video musicale intenso, Dernière Danse.

Giudizi universali

Di Samuele Bersani. Una delle canzoni italiane degli ultimi anni (è del 1997) più belle, artisticamente mature e degne di essere ricordate.

Senza rinnegare il passato, ma meglio del Bersani versione Chicco&Spillo.

Il meglio di "Borat"

Sacha Baron Cohen (già visto nel video di Music di Madonna nelle vesti del dj Alì G) è il protagonista del film Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Glorious Nation of Kazakhstan, un finto documentario, in cui interpreta un giornalista kazako in visita negli Stati Uniti per apprendere e poi documentare nel suo paese usi e costumi di un paese civile e diverso. Già premiato nell'edizione del 2006 del Toronto International Film Festival, negli Stati Uniti ha incassato in una sola settimana ben 26.4 milioni di dollari, nonostante una prima limitata distribuzione in poco meno di 900 sale nel paese.

Il film documenta Borat in giro per gli Stati Uniti, dove commette volutamente degli errori sulle differenze culturali con gli americani. Il modello di riferimento è datato: basti ricordare che già nel Settecento, Le lettere persiane di Montesquieu erano un tentativo di descrivere in chiave critico-satirica la società decadente e indolente francese osservandola dalla prospettiva nuova e naif di uno straniero.

Ecco il trailer del film:

Il cinema delle origini

Un soleggiato pomeriggio di maggio presso il Ghisallo (tra il lago di Como e di Lecco) può inaspettatamente trasformarsi nel set di un film muto anni 10... anacronisticamente in technicolor.

Notare la mimica e lo sguardo stupito degli astanti...



Confronta con il modello originale:

Più spaventoso de Lo Squalo...

Home-made thriller?

Reykjavìk-Parigi 1-0

Mi piace guardare un film (in dvd) spesso se si tratta di un adattamento da un romanzo che ho letto. Notare similitudini, analogie o differenze con la fonte primaria è automatico e divertente.

Oggi mi sono sbizzarrito.

Pomeriggio: tuffo nel freddo pungente islandese, con un bellissimo film di produzione islandese-norvegese-danese-franco-tedesca: 101 Reykjavík, tratto dal romanzo omonimo e ambientato nella claustrofobica capitale islandese, con Victoria Abril e Hilmir Snær Guðnason. Rigorosamente in lingua originale sottotitolato in italiano.

DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE: UN CULT!

reykjavik

Sera (molto dopo cena): tuffo nella noia e nei luoghi comuni con Il codice Da Vinci, costosissima produzione hollywoodiana con Tom Hanks, Audrey Tautou(la brunetta de Il Magico mondo di Amélie) e Jean Reno. Ho resistito fino a quando si è raggiunto il massimo del pathos:


Hanks-Langdon: Sofie, sei tu il segreto. Sei tu il Sacro Graal...

Tautou-Sofie: Ohhhhh... (sorpresa)

SE NON AVETE NIENTE DI MEGLIO DA FARE...

codice da vinci

10.11.06

MINI-mania

Da buon esterofilo, un consiglio musicale per una canzone originale e divertente, colonna sonora delle mie ultime vacanze estive a Portorose con la Susy.

Made in Slovenija.



Pravijo, da sem predrzna
da si upam, nič ne skrivam
vsi o tem zdaj govorijo
jaz na to se ne oziram.
Čisto nič jaz nisem kriva,
ker pač takšna zdaj je moda
včasih dolga, včasih kratka
važno, da je fantom sladka.
Edino zima mi ne prija,
ker v plašč me spet ovija
komaj čakam prvo cvetje
vem, da bliža se poletje.
Punce mamo rade mini, topless, tange in bikini,
ko nas vroče sonce greje
v ritmu migamo hitreje.
Punce mamo rade mini, topless, tange in bikini
in vsi nas majo radi
še posebej fantje mladi,
in vsi nas majo radi
še posebej fantje mladi.




The road not taken


Spesso è la strada più ardua quella da seguire

Two roads diverged in a yellow wood

And sorry I could not travel both

And be one traveler, long I stood

And looked down one as far as I could


To where it bent in the undergrowth;

Then took the other, as just as fair,

And having perhaps the better claim,

Because it was grassy and wanted wear;


Though as for that the passing there

Had worn them really about the same,

And both that morning equally lay

In leaves no step had trodden black.


Oh, I kept the first for another day!

Yet knowing how way leads on to way,

I doubted if I should ever come back.

I shall be telling this with a sigh


Somewhere ages and ages hence:

Two roads diverged in a wood, and I-

I took the one less traveled by,

And that has made all the difference.


(Robert Frost 1874-1963)

Le pupe e i secchioni: loro i nuovi modelli?

Questo è un risultato del mio blog-surfing di ieri.

In Italia, almeno tra gli under 30, chi sono i nuovi ricchi?
Leggete qui.

Volenti o nolenti, la TV (e per riflesso anche il web) ci propone come modelli vincenti dei personaggi che fino a qualche anno fa avrebbero avuto poche speranze di sopravvivere televisivamente parlando. E oggi, no, sono loro i nostri eroi.

Che il fenomeno "La Pupa e il Secchione" producesse una serie di estimatori di certi personaggi era da immaginarsi. Il format è americano , ma riadattato ovviamente per il mercato e il pubblico nostrano, in maniera forse alquanto grossolana. Ricordo bene la prima puntata, che ho seguito con spirito critico; i presentatori, ricordo, dissero che la "mission" del programma era quello di creare un ponte tra due mondi antitetici e diversi, quello dei secchioni, colti, intelligenti ma, diciamolo pure, sfigati e quello delle pupe, belle, simpatiche, intraprendenti ma minate da un'ignoranza senza fondo.

Il risultato di questo reality (ma subito ribattezzato comedy show) mascherato da esperimento sociologico?

Le pupe sono rimaste ignoranti, anzi, esaltano la loro mancanza di cultura e la considerano un pregio. E i secchioni, o pseudo tali, si sono rimbecilliti, tra prove di coraggio e di spettacolo di dubbio gusto (come le prove fisiche travestiti da ninja, perchè?). Sono comici, cercando di interpretare dei personaggi che non sono e non credo saranno mai. Anzi, più che comici, direi umoristici.

Scriveva Pirandello a tal proposito, tratto da L'Umorismo:

Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perchè pietosamente s'inganna che (...) riesca a trattenere a sè l'amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perchè appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l'umoristico.

Leggendo questo passo, non sembra che alcuni dei nuovi idoli mass-mediatici de noartri assomiglino molto a questa descrizione che Pirandello traccia dell'umoristico?

Troppo semplice essere solo se stessi: per essere davvero qualcuno, bisogna studiare a applicarsi. E anche tanto. Anche se non è questa la strada più veloce.

Forse il vero messaggio che una trasmissione simile doveva trasmettere.

Dal Sol Levante... versione thai

Auguri di Natale

Questa mattina, mentre riflettevo sull'universo web e navigavo qua e là, ho pensato bene di servirmi degli amati/odiati motori di ricerca per vedere se già qualcuno nel mondo avesse scelto Watashi no Nikki come titolo di un suo blog.

Mi sembrava abbastanza scontato pensare che in Giappone qualcuno l'avesse già fatto - dato che Watashi no Nikki altro non significa che Il mio diario in giapponese - ma immaginare che fosse il titolo di un blog di una ragazza thailandese che studia evidentemente giapponese, be', questa è stata proprio una sorpresa...

Ed è anche molto bello. Per fortuna è scritto anche in inglese, ma ovviamente gran parte è in thai ed è, purtroppo, una lingua che non so né leggere né tantomeno scrivere... peccato...

Mi piacerebbe un'esperienza di viaggio in Giappone, ma quando e come potrei andarci se ho paura di volare? I prezzi proibitivi delle città nipponiche, però, riuscirei ad ammortizzarli facendomi ospitare da qualcuno dei miei amici giapponesi che avevo conosciuto in Germania, ormai 4 anni fa.

Eccomi a Trier nel luglio del 2002 (ero in Germania in Erasmus) assieme a Delphine, Arne, Giulio, Antonella, Carlos (in prima fila) e Fleur, Yuka, Catherine e Toki. Indossavano dei magnifici kimono estivi, sembravano delle bambole di porcellana...

Trier

9.11.06

Teatro in vita, o vita in teatro?


Uno dei libri più belli che abbia mai letto, lo consiglio a quanti vogliono apprezzare una letteratura diversa dai canoni tradizionali.

Tratto da 101 Reykjavík, di Hallgrimúr Helgason:

Il teatro è un obitorio dove la vita viene messa in scena su assi di legno, e gli spettatori vengono convocati per l'identificazione. Si tira il sipario e appare la maschera mortuaria della vita, di un pallore freddo, il trucco dell'attore.

Un processo davanti alla sala piena e tutti confermano che l'autore è l'assassino ma dipende dalla sua capacità di manipolare la legge, dagli accorgimenti (...) se merita un verdetto da pubblicare sui giornali, l'ergastolo, una condizionale, o se se la cava per un pelo alla fine sul palco. Se merita di essere impiccato o osannato. Se il corpo viene sepolto immediatamente o tenuto sul palco fino a chissà quando (...).

I poeti: bastardi! Ladri patentati armati di stile. Sensibili stupratori della vita. Shakespeare & co. I pluriomicidi della storia (...).

Il teatro è un obitorio e la vita un cadavere.

Queste riflessioni sulla metateatralità mi ricordano molto lo Shakespeare dell'Henry V:

Can this cockpit hold
The vasty fields of France? or may we cram
Within this wooden O the very casques
That did affright the air at Agincourt

Quanto recitiamo nella vita? O è la vita una recita?

Faber est suae quisque fortunae: ovvero, decido io della mia vita?

Gli ultimi giorni sono stati davvero intensi. Sono nuovamente a casa, ma non me ne preoccupo (per ora), colloqui sempre più lunghi, di cui gran parte dei quali sostenuti in inglese (e va bene, non mi crea problema...).

Il senso del titolo? Qual è?

Questa mattina mi ha chiamato Barby ed era proprio da un po' di tempo che non ci sentivamo. Mi sembra quasi strano che si sia trasferita, che non viva più nel "freddo nord": e quindi, mi chiedo, ma le cose non potevano andar diversamente? Perchè le nostre strade hanno preso questo corso e le nostre vite si sono indirizzate in questo modo, e non in un altro. Chi lo ha deciso?

Ieri pomeriggio, io e la Susy andiamo a trovare Angela e Gianluca nella loro nuova casa: molto carina, anche con giardino, vuota ma già accogliente, con un bagno fenomenale... c'è anche la jacuzzi, insomma... pochi anni fa, di questi tempi, non ci pensavamo e forse, neanche eravamo coscienti che un giorno avremmo potuto trascorrere realmente una giornata come quella di ieri.

Sì, insomma, ricordate il caro e vecchio Robinson Crusoe? Il caro marinaio di York (città notoriamente non affacciata sul mare, ndr.) prima di finire sull'isola deserta, dove avrebbe incontrato Friday/Venerdì, aveva già fatto naufragio e tornato in Inghilterra aveva avuto chiari ed evidenti segni di non imbarcarsi nuovamente e risfidare la sorte. Ma il nostro astuto Robinson decise di non accettare i "consigli" paterni, di sfidarne l'autorità e di fare di testa sua. Per la mentalità puritana del Settecento, significava trasgredire e disobbedire a Dio, dato che il father inglese ne era la rappresentazione secolare in terra. E quindi, il secondo e ben più grave naufragio se l'era volutamente cercato, sfidando sorte e destino.

E per restare sullo stesso filone, se Franz Robinson (ricordate le disavventure della Famiglia Robinson, in viaggio da Berna fino a Melbourne nell'anime giapponese?) avesse deciso di restare in Europa e andare a studiare violino a Vienna e di non seguire il resto della famiglia in Australia, si sarebbe inzuppato i piedi e rischiato di annegare nei mari del Sud? O avrebbe potuto scivolare lungo il Danubio in una pausa tra gli studi di musica classica?

Lost: caso emblematico. Se tutti i passeggeri non avessero preso quel volo per LA quel giorno, cosa sarebbe successo? Non dico oltre perchè chi ancora non ha visto l'ultima puntata della seconda serie potrebbe non gradire, ma sembra quasi che il caso non esista. Che tutto era già stato prestabilito...

Dicevano bene i Latini? Ognuno è artefice della propria sorte?

Siamo davvero VIVI, o stiamo solo vivendo?


Entriamo subito nel vivo della questione... quanti hanno letto Seta ricorderanno che a un certo punto nel romanzo viene descritta la bellissima immagine della vita vissuta come se la si facesse scorrere come pioggia. Per iniziare, propongo una bellissima poesia di Pablo Neruda, qui tradotta (fedelmente) in italiano...

Muore lentamente chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi fa della televizione il suo guru.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Muore lentamente chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Muore lentamente chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Muore lentamente chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande su ciò che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Let's get the party started!

Primo post del mio nuovo blog... dopo un breve trasferimento, come una fenice, rieccomi pronto "a nuova vita"...